Nella valle attraversata dal fiume Sangro i barreani hanno vissuto per secoli come pastori e agricoltori, sfruttando ogni piccolo angolo di terreno per coltivare il necessario al sostentamento della famiglia. Per secoli i pastori barreani alla fine di settembre conducevano le greggi nel Tavoliere Pugliese in cerca di un clima più mite, facendo ritorno in primavera, percorrendo il tratturo che da Pescasseroli, passando per Barrea, arrivava a Candela. La transumanza era anche un momento di condivisione e scambio di usi, tradizioni, costumi, canti e leggende. Per questo specchio della cultura agro-pastorale sono le pietanze della cucina tradizionale barreana, a partire dai nomi.
Tra i piatti che ci ha lasciato la transumanza e che ancora oggi troviamo nelle tavole dei barreani e nei suoi ristoranti, troviamo la pecora al cotturo, la zuppa e la pizza del pastore.
La pecora al cotturo, dove il cotturo era il grande pentolone nel quale si cucinava, era la pietanza preparata anche durante la transumanza: la carne di pecora veniva fatta a pezzi, senza essere disossata, messa nel cotturo con le erbe aromatiche trovate lungo il tratturo e il sale. La carne di pecora richiedeva una cottura lunga e a piacimento venivano aggiunte delle patate.
La zuppa del pastore, così chiamata perchè in origine era una delle pietanze che i pastori potevano cucinarsi quando erano lontani da casa. Era fatta con un brodo di carne di pecora con l’aggiunta di verdure che crescevano spontaneamente nelle nostre zone, si trattava perlopiù di cicoriette di montagna alle quali veniva aggiunto il pane raffermo. Era un piatto frugale fatto con ingredienti che i pastori avevano a disposizione anche lungo il tragitto. Con il passare del tempo la ricetta ha avuto un’evoluzione, si è raffinata con l’aggiunta di polpettine di carne, uovo sodo, mozzarella e crostini di pane, così da piatto povero è diventato la pietanza con cui abitualmente si iniziava il pranzo di nozze.
La pizza del pastore, invece, è un dolce soffice, fatto con farina, uova, zucchero, semi di anice e patate che veniva prepatato dalle donne per i pastori che partivano per la transumanza o per festeggiarne il ritorno.